BIAS: Love will tear us apart?
Artista: BIAS
Album: LOVE WILL TEAR US APART
Genere: Electronic Crossover
Grado di rischio: ALTO… Di non raccapezzarsi al buio.
“Se penso da bambini / Quando tutto era un gioco / Capisco che non siamo i primi / Cui la vita muore un poco” – Estate Zero Pare di Bias parla di felicità ostentata sui social, di apparenza che non deve deludere le aspettative.
Io oggi metto da parte i social che mi han rotto in tutti i sensi e racconto di un bisogno di dare un nome a quel vuoto che cerchiamo di colmare o al quale ci arrendiamo facendoci scorrere addosso regole, convenzioni e altro.
Vorrei provare a mettere i piedi in una storia; BIAS mi perdonerà se non mi calo direttamente nelle sue parole, ma i suoi pensieri e atmosfere sonore mi hanno fatto venire voglia di raccontare qualcosa che può essere vero o no ma che, sicuramente, ha in sé della verità.
L’amore è molte cose e quando “loro” si sono innamorati sono volati pugnali: quando l’amore è un problema non sembra essere giusto e sicuramente non lo è. Ma comunque porta crescita e loro sono cresciuti, sono cresciuti toccando con mano l’epilogo crudele di certe fiabe.
Si sono innamorati e hanno rimbalzato sul muro gommoso della disapprovazione delle persone di cui avevano fiducia. È normale che la malattia spaventi ma se qualcuno ha deciso di essere coraggioso, magari, una possibilità, diamogliela. Non diamo sempre tutto per scontato, anche “loro” sapevano che prima o poi sarebbero caduti ma magari speravano di aggrapparsi insieme. Ma è tutto troppo scivoloso, veloce e impietoso e quindi alla fine è andata come è andata tra i festeggiamenti generali, tra le macerie dei muri che improvvisamente sono caduti.
Ma, dopo una guerra, se un civile vede una ricostruzione, un soldato deve superare i suoi traumi.
La convenzione dice che se ti liberi di un problema devi essere felice e la storia dimostra che se una guerra finisce allora possiamo proseguire serenamente verso il prossimo errore.
Forse non addentrandomi troppo nei dettagli della vita di “loro” vi metto in difficoltà rimanendo vaga, ma il succo è che forse noi esseri umani un po’ di crudeltà ce la potremmo anche togliere.
Mi chiedo perché così tante persone parlino di disagio, di vuoto, di pugni nello stomaco, di malessere e siamo sempre qui a raccontarcelo. Mi chiedo perché quando qualcuno prova a fare qualcosa di diverso si viene sempre investiti di pregiudizi e sentenze di fallimento certo.
Forse l’uomo, nella sua grandezza, non è poi così coraggioso.
Ma la vita è una, e va oltremodo tinta / Di sangue e di lacrime attraverso ogni ferita / Altrimenti non ha senso questa / Maledetta partita – Sarebbe più facile.
Com’è finita? Che ognuno di “loro” è cresciuto morendo un po’ e tornando al proprio vuoto che si tenterà di chiamare con un nome e colmare. Il punto cruciale è che si è condannata un’emozione a fronte di una situazione che andava ascoltata e non giudicata.
“ciò che ci fotte sono le aspettative” – Duemilaventi
Quante volte l’ho ribadito! BIAS, credo che avrei potuto copiare e incollare i tuoi testi senza avere nient’altro da aggiungere, perciò ho aperto una piccola parentesi per raccontare una storia di isolamento che non è la solitudine (sono due cose profondamente diverse).
Mi sa che sul drammatico ci intendiamo! Non a caso mi tiri fuori una splendida rivisitazione di un pezzo magistrale dei Joy division, Love will tear us apart, riuscendo a tirar fuori l’essenza della fine.
Questo artista bisogna meritarselo, non si ascolta passivamente e quindi: forza e coraggio!