Giorno 23: grembiule nero?

The Artist | grembiule e sveglia

In questo periodo, tutte le mattine ore 6 in punto, indosso un grembiule e comincio a preparare colazioni. Inutile dire che è un momento e non sarà per sempre, poiché la mia professione, ciò per cui batte il cuore, non è questa.

Non mi perdo nemmeno nella disquisizione che è un lavoro nobile tanto quanto un altro: tutto ciò che permette di guadagnare soldi onestamente è nobile.

Quindi sveglia alle 4:30, cerchi di mettere insieme i pezzi, prendi l’autobus insieme alle stesse persone ogni giorno, ore 5:20, si dormicchia, si guarda fuori e si vede solo buio di questa stagione, l’aria pizzica e arrivi all’hotel.

Prepari e dopo un po’ inizia la sfilata di persone che scappano, altre ancora non sanno bene di essere al mondo, buongiorno, buona giornata, sì il succo c’è e così via.

Nessuno di loro sa che quando torno a casa mi metto davanti allo schermo e comincio la mia giornata.

Per qualcuno sono un grembiule nero che rimpingua un buffet, corre a sgomberare tavoli perché dai istruzioni che non vengono ascoltate, scambia due battute con i colleghi in reception, saluta col sorriso, pulisce tavoli, mette stoviglie pulite, augura buona giornata. Un grembiule nero.

Per altri, sono una persona a cui chiedono come sta, come andrà la mattinata, se ho riposato durante il mio giorno libero. Non è questione di classe sociale, la gentilezza è questione di educazione.

Altri non parlano perché davvero stanno ancora dormendo ma abbozzano un sorriso.

Abbiamo appena descritto un sistema, con spazi e ruoli.

Mi chiedo: se tutti smettessimo i nostri ruoli e seguissimo quello che ci piace, quanti manterrebbero lo stesso? Di quante persone ci stupiremmo?

Sugan, nel suo ultimo brano “Straight to be a man” parla di ciò che siamo all’interno del sistema, di ciò che il sistema si aspetta da noi, cosa possiamo o non possiamo fare, cosa dovremmo o non dovremmo essere e soprattutto: ciò che è vincente e ciò che non lo è e sempre a discapito di qualcuno o qualcosa. L’importante non è più solamente partecipare. La questione è che siamo sottoposti a giudizio costante e dobbiamo uscirne indenni.

È chiaro che chi non mi conosce non deve necessariamente soffermarsi a chiedersi chi sono, gli basta sapere che ho il grembiule nero, un servizio che paga e anche perché, mi viene da dire: chissà con che beghe dovrà combattere nella sua giornata. Non giudico chi ha fretta o non ha attenzione, un motivo c’è sicuramente.

Sugan parla di discriminazione di ciò che non è secondo i canoni, nel mio caso non c’è. È solo una situazione presa in prestito per confermare che sì, oltre al digita digita, c’è anche un corri corri per una buona fetta della nostra vita.

Calma calma. Siamo industriosi oltre che industriali, troveremo modo di risolvere. Vedo anche belle cose.