Giorno 28: Trionfo?

The Artist | Aquileia

Oggi a lavoro è capitato un episodio che mi ha fatto chiudere in bellezza una settimana non proprio brillante.

È entrato all’improvviso un signore in evidente stato confusionale, vestito con abiti recuperati chissà dove.

Aveva con sé delle carte di cioccolatini, evidentemente l’ultima cosa che era riuscito a mettere sotto ai denti. Non l’avevamo mai visto ma la cosa singolare è che lui, invece, aveva l’aria di conoscere il posto. Andava deciso a cercare il bagno laddove il bagno effettivamente c’era ma non destinato al pubblico.

Gli abbiamo gentilmente indicato l’altro ma lui risponde “no, ma lì c’è il bagno, l’ho messo su io” e insiste per andarci. Riusciamo finalmente a dirottarlo verso quello destinato ai clienti e intanto mettiamo a scaldare una lasagna nel microonde. Era scontato non avesse i soldi per pagare, ma ce l’ha chiesta e noi abbiamo agito d’istinto. Mentre era in bagno, nell’aria d’imbarazzo dei clienti seduti in sala in quel momento, ci siamo chiesti cosa fare, per un motivo solo: non possiamo sovvenzionare pasti gratis tutte le volte che ce lo chiedono. Ma attenzione: non perché non vogliamo ma perché dobbiamo rendere conto degli incassi.

Insomma, soldi.

Esce dal bagno, coi capelli bagnati, con dolcezza gli spieghiamo che non può rimanere e lui risponde che non c’è problema, si sarebbe messo su una panchina al sole a mangiarsi le lasagne. Al sole ma con la temperatura sotto lo zero.

Chiede uno scatolone per le sue cose e così glielo diamo e ci mettiamo dentro anche una coca cola.

“una bevanda la calda la vuoi?” “no, mi scaldo al sole, ho le lasagne …” e poi borbotta cose incomprensibili. Non gli si chiudeva nemmeno la giacca.

Perché vi racconto questo? Perché ci sono stata male tutto il giorno. Che ne so? Magari aveva un lavoro, l’ha perso e gli è andato tutto in malora.

Ma bisogna avere sempre la giusta immagine da dare al cliente. Vale sul lavoro e vale nella vita, nelle relazioni: siamo tutti venditori e clienti. Ormai tra amici non si discute più, si risponde: non è professionale! Ci si riempie di parole a caso. Sparate così… a caso.

Questa settimana abbiamo dato spazio a un artista che le parole le usa semplici e con cura e non so, sembrava destino che ci ritrovassimo tutti descritti nei brani di Maiul: oggi ci siamo rimasti come ebeti, tutti. Avremmo voluto tutti qualcos’altro anche se non lo davamo a vedere.

Viva chi ci mette ancora del cuore nelle cose e non usa le parole per riempirsi la bocca.